ARTALE VITO
Ten.Gen. Servizio Tecnico di Artiglieria
Compiuti gli studi liceali, il 3 novembre 1902 fu ammesso all’Accademia di Torino. Promosso sottotenente nell’arma di artiglieria nel settembre 1905, al termine del corso di applicazione d’arma, nel settembre 1908, con il grado di tenente, fu destinato al 3° reggimento da fortezza. Partecipò alla campagna di guerra italo-turca ed alla guerriglia in Libia dall’ottobre 1911 al gennaio 1913. Dal settembre 1913 all’agosto 1914 fu addetto militare all’Ambasciata d’Italia a Berlino. Promosso capitano il 17 febbraio 1915, partecipò alla guerra 1915-18 fin dal primo giorno al comando della 141^ batteria d’assedio del 3° da fortezza, poi della 542^ batteria d’assedio. Promosso maggiore dal 29 luglio 1917 comandò il 122° gruppo d’assedio; fu quindi addetto al Comando della difesa Garda-Mincio e successivamente tenne il comando del Corpo Volontari gruppo d’assedio; del II gruppo del 35° reggimento artiglieria da campagna ed infine del CLXVII gruppo d’assedio. Fu poscia membro della commissione di controllo dell’8^ Armata per l’esecuzione dell’armistizio. Promosso tenente colonnello il 18 settembre 1926 comandò prima l’11° centro contraerei; poi, passato nel servizio tecnico di artiglieria, fu nominato, dal 1° gennaio 1929, vicedirettore della Fabbrica d’armi di Terni; quindi dello Spolettificio di Roma, ed infine vicedirettore e poi direttore del Laboratorio di precisione dell’Esercito. Nel 1937, col grado di colonnello fu messo a capo della Vetreria d’ottica, restandovi anche con le successive promozioni a Maggiore generale nel 1938 e a tenente generale nel 1939. Nel marzo 1940, fu trattenuto alle armi dalla riserva, perché riconosciuto indispensabile per lo speciale servizio cui era addetto. Per suo merito il piccolo reparto della Vetreria divenne, il più grande stabilimento italiano per la fabbrica di vetro d’ottica. Arrestato il 9 dicembre 1943, dopo tre mesi di carcere, fu trucidato alle fosse Ardeatine (24 marzo 1944).
“Dirigente delle Vetrerie d’ottica del R.E. che con appassionata, intelligente abnegazione aveva portato ad alto grado di perfezione produttiva, svolse subito, dopo l’occupazione di Roma, in collaborazione con i suoi fidi, intensa attività allo scopo di mettere in salvo e sottrarre alla furia distruttrice e spogliatrice nazifascista, documenti e materiali di cospicuo valore militare e civile e di rendere inutilizzabili apparecchiature e macchine. Tale azione di sabotaggio, compiuta con temerità sdegnosa di ogni prudenza, sotto gli occhi dei tedeschi e negli stessi locali da essi presidiati, sospettata prima, scoperta poi, condusse al suo arresto. Dopo tre mesi e mezzo di carcere serenamente sopportato, il 24 marzo 1944, fu trucidato alle Fosse Ardeatine. Esempio luminoso di attaccamento al dovere, di senso di responsabilità e di fortezza d’animo spinta fino al sacrificio della vita coscientemente immolata nell’esaltazione fervida dell’ideale supremo della Patria.” – Roma, 8 settembre 1943-24 marzo 1944.
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BUTERA GAETANO
Soldato Carrista
Dopo aver frequentato il 3° corso di avviamento ed iniziata la sua attività di artigiano pittore, fu chiamato in anticipo alle armi il 19 agosto 1943 nel 4° reggimento carristi in Roma. Dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte della formazione partigiana Bande armate del Lazio. Caduto in un’imboscata e condotto nelle carceri di via Tasso, sopportò con virile animo la condanna a morte decretatagli dal Comando militare tedesco. Muore alle Fosse Ardeatine (Roma) il 24 marzo 1944.
“Audace patriota appartenente ad un gruppo di bande armate operanti sul fronte della resistenza, si distingueva per attività, coraggio ed alto rendimento. Incurante dei gravi rischi cui continuamente si esponeva, portava a compimento, brillantemente, tutte le missioni operative affidategli facendo rifulgere le sue doti di ardito combattente della libertà ed assoluta dedizione alla causa nazionale. Arrestato dalla sbirraglia nemica durante un’azione di sabotaggio, sopportava con fierezza nelle celle di tormento di via Tasso le barbare torture inflittegli senza nulla rivelare sull’organizzazione di cui faceva parte. Condannato a morte affrontava serenamente l’estremo sacrificio, pago di aver fatto il suo dovere verso la Patria oppressa, con l’olocausto della vita.” – Roma, settembre 1943 – marzo 1944.