CAPPARELLI FRANCESCO SAVERIO
1° Centurione I gruppo btg. CC.NN. d’Eritrea
Nell’ottobre 1915, dopo aver frequentato un corso allievi ufficiali, veniva nominato sottotenente di complemento nel 111° reggimento fanteria mobilitato e nel dicembre 1916 veniva assegnato alla 540^ compagnia mitraglieri Fiat, con la quale si segnalava meritandosi un encomio solenne dal Comando del VI Corpo d’Armata il 25 gennaio 1916 ed il trasferimento nel ruolo del servizio permanente effettivo. Promosso tenente nel 1917, veniva dispensato a domanda dal servizio permanente effettivo nel 1919 per riprendere gli studi universitari, laureandosi in giurisprudenza nella Università di Napoli nel 1920. Dopo un periodo di richiamo trascorso in Cirenaica dal 1928 al 1931 col grado di centurione nella 2^ legione libica della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale), il 1° giugno 1935 veniva mobilitato e destinato al Comando Gruppo battaglione CC.NN. dell’Eritrea sbarcando a Massauà il 13 giugno.
“Valoroso combattente nella grande guerra ed in Libia, volontario nella guerra italo-etiopica, portava più volte il suo reparto al combattimento con esito vittorioso. Durante aspra battaglia, comandante di compagnia avanzata, attaccava decisamente una posizione nemica sistemata a difesa e nonostante l’accanita resistenza riusciva a conquistare il ridotto. Nel momento in cui raggiungeva la vittoria veniva colpito al petto. Morente rifiutava di essere allontanato dal posto di combattimento e incitava le sue camicie nere nell’epico assalto gridando: “Avanti. Avanti. Viva l’Italia, Viva Mussolini.” Fulgido, magnifico esempio di elette virtù militari.”- Mai Beles, 21 gennaio 1936.
Altre decorazioni al valor militare.
Medaglia di Bronzo (Meolo, 1918)
Croce di Guerra
“Comandante di compagnia di rincalzo impegnato in combattimento, con intuito tattico e con decisione, attaccava il nemico che tentava di aggirare il battaglione stesso, raggiungendo a farlo ripiegare” Addi Addi, 18 dicembre 1935
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DE ALESSANDRI GIOVANNI
Caporal Maggiore fanteria, Banda “Pellizzari”
Chiamato a prestare servizio militare di leva, partecipava alla prima guerra nell’11° Reggimento Bersaglieri. Nell’ottobre 1916 promosso sottotenente di complemento, assegnato al’16° Reggimento Bersaglieri, venendo poi trasferito un anno dopo al R.C.T.C. della Libia, assegnato al XIII Battaglione eritreo e promosso tenente. Il 10 febbraio 1919 si guadagnò una croce di guerra al valor militare. Terminata la guerra, tornò alla vita civile finché, nell’aprile 1928, venne richiamato in servizio e nel giugno 1929 fu trasferito dai ruoli dell’esercito a quelli di complemento della Regia Aeronautica R.S.(Ruoli Speciali), venendo successivamente promosso al grado di capitano nel luglio 1931. Nel 1935 subì un severo processo disciplinare dinanzi al Tribunale militare di Bologna, venendo tra l’altro condannato alla perdita del grado. Ansioso di redimersi si arruolò così volontario come soldato semplice nella Divisione “Peloritana”, in partenza per l’Africa Orientale, inquadrato nel 3° Reggimento fanteria, sbarcando a Mogadiscio il 19 giugno 1936. Promosso soldato scelto il 1º agosto 1936, caporale il 20 settembre e caporal maggiore nel mese di dicembre, venne assegnato alla Banda indigena “Pellizzari”. Il 20 gennaio 1937 la Banda indigena “Pellizzari” venne inviata all’inseguimento di formazioni ribelli che si dirigevano verso i Monti Harana, con le quali si impegnò poi in un violento combattimento. Al comando di una centuria della Banda, condusse i suoi uomini all’assalto di un nido di mitragliatrici. Già più volte ferito, si spinse da solo in avanti e, prima di morire, riuscì a raggiungere la mitragliatrice e ad abbattere il tiratore. Gli venne concessa la medaglia d’oro al valor militare alla memoria e, con Regio Decreto del 25 aprile 1938, venne riabilitato e reintegrato nel grado di capitano con decorrenza 20 gennaio 1937.
«Capitano retrocesso volontario in Africa Orientale volle con fermo costante proposito redimersi e gettare fra il passato e il presente il suo corpo a prova del pentimento a purificazione dello spirito per lasciare all’adorata figlia un nome onorato. Pregò il superiore di affidargli posto d’onore, pregò il destino di aiutarlo alla meta. Al comando centuria di una banda la comandò in modo ammirabile, esempio di coraggio, freddo sprezzo del pericolo, sempre in piedi temerariamente sfidando la morte che desiderava come purificatrice. Rimproverato alla vigilia di un aspro combattimento dal comandante perché nella lotta si esponeva troppo, estraendo dal portafoglio il ritratto della figlia “lo giuro su questa” disse “ch’ella non avrà a lamentarsi di avermi ricevuto alla banda. Non ci sarà nessuno domani davanti a me e farò vedere come combattono gli italiani”. E mantenne la promessa. In un furioso attacco contro un nido di mitragliatrici scatta per primo, si lancia con pugnale e bombe a mano e ferito più volte cadono i suoi intorno a lui ma in ultimo sforzo giunge all’arma nemica, pugnala il tiratore e col nome della figlia sulle labbra sorridente si abbatte. Il corpo è crivellato di ferite, l’anima è in cielo, il nome è di un eroe. Chevenna, 20 gennaio 1937.»
Altra decorazione al Valor Militare
Croce di Guerra
«In un aspro combattimento impegnato dal battaglione in condizioni critiche di numero e di terreno, fu valido coadiutore del comandante la compagnia pel suo coraggio, per la sua calma e intelligenza.” Oasi di Gargusa (Zavia), 10 febbraio 1919.»