MONICA APOSTOLI. Polcenigo e la Brigata Partigiana ” Ciro Menotti” tra Resistenza e decorazioni al Valore Militare

  

Polcenigo e la Brigata Partigiana “Ciro Menotti” tra Resistenza e decorazioni al Valore Militare
di
Monica Apostoli

“Con voi ho vissuto, in montagna, le belle e le brutte giornate della vita partigiana; con voi ho combattuto, ho lavorato, ho sacrificato. So che tutto non è andato bene. So che ci sono dei malcontenti, delle questioni personali, degli egoismi insoddisfatti. È forse umano che sia stato così. Vorrei dire a tutti voi di essere uniti, concordi, severi nel giudicare le disonestà, ma anche e soprattutto, coscienti del nostro passato e del nostro avvenire. Forse la guerriglia avrà ancora bisogno dei sui partigiani e i migliori risponderanno ancora…Ricordatevi che i nostri Morti stanno a giudicarci, ci malediranno se non saremo capaci di continuare nella Lotta per la quale essi hanno saputa dare la vita.”

Dal discorso di saluto di Giorgio Vicchi della Divisione d’Assalto Garibaldi “Nino Nanetti” alla “Brigata Ciro Menotti”
Vittorio Veneto, 30 settembre 1945

Premessa
L’8 settembre 1943 non costituì una sorpresa per l’Italia che in parte era già occupata dai nazisti; la popolazione in alcuni territori era già pronta e consapevole sul da farsi, iniziò così anche a Polcenigo in provincia di Pordenone una guerra detta “popolare” attraverso organizzazioni a iniziativa locale.
Ogni pietra del Borgo di Polcenigo, ogni montagna, ogni centimetro di boschi e di prati, ogni Colle, altura e sasso carsico nel territorio che venne segnato nel periodo della Resistenza tra il 1943 e il 1945 ci racconta una storia; una storia che anche oggi la popolazione ricorda con gratitudine per quanti collaborarono alla liberazione. .

Polcenigo, cenni storici e inquadramento geografico.
Polcenigo, comune montano del pordenonese (sotto la provincia di Udine fino al 1968), per la sua posizione strategica e per le risorse naturali è stato luogo di insediamenti umani fin dalla Preistoria. Nei secoli però, il territorio del Comune vide un susseguirsi di alternanza di tempi bui e di prosperità: tragiche e devastanti scorrerie degli Ungari nel X secolo che distrussero ciò che trovarono sul loro cammino, invasione dei Turchi nel 1499 seguita da pace prosperità nei tre secoli successivi; invasione delle truppe Napoleoniche e il passaggio sotto l’Austria nel 1814 subendo una crisi derivata da scarsa produzione dei campi e di carestia conseguente, al quale seguirono anni di malcontento, fino a quando il Comune venne ammesso al Regno di Italia nel 1866. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale tornò però alla povertà e il 6 novembre 1917 venne investita da un duro periodo di occupazione austro-tedesca, con condizioni di vita difficilissime, tra devastazioni, e fame fino al 1° novembre 1918 quando la Cavalleria italiana entrò in maniera trionfale liberando il Comune. Venne poi, come in ogni comune italiano, il periodo del dopoguerra, in cui tutta la popolazione si trovò a combattere con la fame e la povertà, e con gran fatica, nel ventennio fascista, il Borgo si rialzò, rifermandosi nuovamente alla crisi con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Il territorio di Polcenigo è un Comune Montano della ex Provincia di Pordenone situato a est del Friuli Venezia Giulia, confinante con i Comuni di Budoia, Caneva, Fontanafredda, Tambre (BL) e si estende in circa 50 chilometri quadri di superficie con le frazioni di Coltura, Gorgazzo, Mezzomonte, Range, San Giovanni e comprendendo anche parte della montagna e l’altopiano carsico delle Prealpi Carniche della Foresta del Cansiglio con un’altitudine che va dai 42 metri a un massimo di 1515 metri sul livello del mare.

La nascita della Brigata Partigiana “Ciro Menotti”.
Le formazioni Garibaldine della Divisione “Nino Nannetti” nell’agosto del 1944 contava la forza di circa 600 uomini suddivisi in dieci Brigate e tre battaglioni autonomi. Nel mese di novembre 1944, i tre Battaglioni autonomi “Antonio Gramsci” (poi ridenominata “A.Peruch” ), “Ippolito Nievo” e “Daniele Manin” diedero vita alla Brigata “Ciro Menotti” che comprendeva non solo il Comune di Polcenigo, ma anche quello di Budoia, di Caneva e Sacile fino a una zona del Meschio e Sarmede, Cappella maggiore e Montaner. Allora la fascia di territorio era sotto la Provincia di Udine e in parte di Treviso.
L’ obiettivo di queste formazioni erano principalmente non farsi catturare dai tedeschi e non farsi deportare in Germania nei campi di internamento. Molti soldati polcenighesi, in maggioranza Alpini, tornarono alle proprie case dalla Juguslavia, dalla Campagna di Grecia, dalla Russia e dopo aver visto in faccia la guerra, si rifiutano di tornare sotto le armi e di conseguenza cercano rifugio in montagna iniziando un movimento di resistenza sempre più allarmati dai rastrellamenti tedeschi. Da Settembre 1943 a Polcenigo si contavano già 200 tedeschi con il compito di controllare tutta la zona, altri 200 a Caneva e così’ anche a Budoia, Aviano e Castello d’Aviano. Il 22 dicembre emanarono un’ordinanza sull’obbligo del servizio militare, e quindi di fatto venne militarizzata tutta la popolazione maschile.
Il rifugio naturale ideale per la Divisione “Nino Nannetti”, in quanto di facile controllo per quanto riguarda le vie di accesso, fu quindi il territorio che è parte dell’estrema propaggine delle Prealpi Friulane e Carniche che si protende verso la pianura con settemila ettari di foresta ove vi è l’Altopiano del Cansiglio e la Candaglia. La “Nino Nannetti” fin dalla fine del 1943, scelse la sua sede definitiva proprio il Pian Cansiglio.
Tutta la zona del pordenonese era segnalata come il covo di partigiani per i tedeschi che rafforzarono i controlli e i rastrellamenti in tutti i piccoli e grossi centri della pianura e in tutti i territori comparvero cartelli di segnalazione con la scritta “Actung Banditengebiet” (attenzione zona delle bande).

Anche Raimondo Lacchin, classe 1919 di Polcenigo, il giorno dell’Armistizio dell’8 settembre 1943, mentre si trovava nella casa natia per prepararsi ad alcuni esami universitari, decise di non rientrare all’Università di Bologna e dopo un breve periodo come studente presso l’Ospedale di Pordenone, a seguito delle ordinanze tedesche in merito al reclutamento di tutti gli uomini con età compresa tra i 17 e i 50 anni, decise di abbandonare gli studi, l’ospedale e di rifugiarsi in montagna.
A giugno del 1944 nel settore del Cansiglio incontrò altri ex militari sbandati che si erano rifugiati creando un primo nucleo di resistenza e decise di unirsi a loro assumendo il nome di battaglia di “Chirurgo” poi “Chiurgo Glucor” (Glucor: acronimo di Giustizia, Libertà, Uguaglianza, Coscienza, Onesta e Responsabile) per il suo curriculum da studente di medicina. Dapprima egli, venne investito della carica di responsabile sanitario e quindi non partecipò direttamente ai combattimenti ma si occupò di assistere i feriti fino al giorno 4 settembre 1944 quando nei pressi di Budoia si trovò ad affrontare il battesimo del fuoco in un combattimento che costrinse i tedeschi a ripiegare.
Quando il 12 ottobre Virginio Tizianel (comandante del Battaglione Manin nome di battaglia Coccodrillo) insieme con Alessandro Bravin (nome di battaglia Volga), Francesco Cimitto (nome di battaglia Ghepeù), e Andrea Macheda (nome di battaglia Barbeta), vennero freddati dai tedeschi sulla Piazza di Polcenigo davanti al Cinema “Manzoni”, dopo esser stati denunciati da una spia mentre si trovavano dal barbiere, Raimondo Lacchin il Chirurgo venne nominato responsabile del Battaglione.
Per poter assistere alle esequie del loro Comandante Coccodrillo, il 14 ottobre 1944, i partigiani del Battaglione Manin con l’aiuto di un reparto osovano, occuparono temporaneamente Polcenigo.
Durante la funzione Raimondo Lacchin parlò alla popolazione presente come segue:”A nome di tutti i Patriotti, ringrazio tutta la cittadinanza che ha voluto essere presente in questa nostra intima funzione. Anche il nostro Battaglione ha dovuto subire un contributo di sangue per la giustizia e per la libertà con il sacrificio dei nostri compagni. Vorrei essere uno splendido parlatore per elogiare degnamente i meriti e le bellissime qualità fisiche e spirituali dei nostri caduti ma le mie parole non tradurrebbero quello che la nostra mente vorrebbe dire di loro. Tutti quelli che li hanno avvicinati e conosciuti sanno già chi sono, combattenti, apostoli, martiri. Vorrei esprimere piuttosto a voi tutti perché sono morti questi nostri compagni. Essi sono caduti perché colpevoli solo di amare troppo la giustizia, di amare troppo la libertà, l’uguaglianza di fronte al lavoro, di fronte alla vita, di fronte alla coscienza onesta, di fronte alla morte. Sono caduti perché colpevoli di amare troppo il loro paese, la loro terra e la loro gente. Sono caduti perché ribelli a sottostare agli ordini del tedesco prepotente e crudele che i nostri padri inchiodarono sul Piave e al quale pochi anni dopo furono aperte le porte… Voi compagni e caduti siete stati combattenti ed apostoli per la nostra grande causa e per il nostro ideale. E tu Comandante “Coccodrillo” compagno nostro che proprio ora ordini di coronare gli spazi della tua tenace volontà ed il tuo grande idealismo, tu “Ghepeù” vecchio intrepido partigiano nuovo fra noi, e tu “Barbetta” buon compagno, siete stati strappati alla vita dal crudele barbaro prepotente tedesco. A voi compagni caduti e a noi tutti formuliamo solenne promessa di fare non vendetta perché la vendetta è dei barbari ma giustizia…”

Dal 7 novembre 1944, a seguito di una ristrutturazione delle formazioni partigiane, lo stesso Chirurgo prese il Comando della Brigata neo costituita “Ciro Menotti” che comprendeva quindi i Battaglioni “Nievo”, “Peruch”, “Bixio” e dall’inverno 1944-1945 anche il Battaglione “Kirov” che era composto da ex prigionieri sovietici sfuggiti ai tedeschi.

Compiti e principali vicende della Brigata Partigiana “Ciro Menotti”.
Il compito principale della Brigata “Ciro Menotti” fu quello di ricevere durante il lungo inverno del 1944-1945 munizioni, armi viveri e generi di conforto per poi riprendere la lotta a inverno ultimato in località Col de S’cios in montagna,
La Brigata “Menotti” sostenne ben sei grandi combattimenti dalla sua costituzione alla liberazione; una prima battaglia ebbe luogo tra il 13 e il 14 novembre in zona Sarzene per fermare una colonna tedesca che tentò di penetrare in zona partigiana, una seconda il 3 dicembre quando in località Candaglia, subito dopo un rastrellamento dei tedeschi effettuato a Polcenigo, si trovarono a bloccare una colonna di tedeschi di circa 600 uomini che tentarono di colpire l’accampamento della Brigata. In quell’occasione gli SS vennero costretti alla fuga e la Brigata riuscì a catturarne alcuni e impadronendosi di armi e munizioni.
Dal 26 dicembre 1944 la Brigata “Menotti” iniziò a ricevere regolarmente aviolanci di viveri, armi, munizionamento e equipaggiamento degli alleati su Col dei S’cios, da dividere in tutta la Divisione “Nannetti”.
Un terzo cruento scontro avvenne il 4 febbraio quando a Mezzomonte, alle prime luci dell’alba, i tedeschi e i repubblichini comandati da un tenente dell SS soprannominato dalla gente “il foghin” (l’incendiario) per le sue feroci rappresaglie, setacciarono tutte le case del paese in cerca dei partigiani e tutta la popolazione venne rinchiusa in uno scantinato. Verso le 8.00, vennero portati e legati alle inferiate di una osteria distrutta qualche mese prima da un incendio, una decina di partigiani cattutrati. Tra essi Aniceto Belgiorgio nome di battaglia “Negus” venne immediatamente fucilato. Nelle ore successive seguirono altre terribili fucilazioni, un civile Giomaria Alfier, un cittadino francese di nome Raymond Lefevre con nome di battaglia “Paris” che si era unito ai partigiani dopo essere scappato da un campo di concentramento. Verso ale 17.00 tutta la popolazione che era stata rinchiusa nello scantinato venne accompagnata in piazza per assistere alla fucilazione dei partigiani catturati della Divisione “Manin”, Bruno Janes nome di battaglia “Orso”, Giacomo Zanolin “Topo”, Ennio Manzon “Bottolo”, Rolando Scarpa “Venezia”, Costanzo Ascione “Libertà”. Vennero inoltre catturati Sante Della Fiorentina “Boris” che verrà fucilato pochi giorni dopo e Raimondo Zanolin “Lupo” che riuscì a fuggire dalla carceri poco dopo.
Appena pochi giorni dopo, il 13 febbraio 1945, un’altra colonna di 250 tedeschi si scontra con le formazioni partigiane aprendo un intenso fuoco di lanciabombe, di mortai e mitragliatrici pesanti rimanendo però sorpresi dai battaglioni della Menotti ben organizzati ed equipaggiati, ritirandosi lasciando sul terreno diversi loro ufficiali, sottufficiali e soldati.
Stessa scena di Mezzomonte avvenne il 19 febbraio, quando tutta la popolazione di Coltura venne, alle prime luci dell’alba, costretta ad uscire dalle proprie abitazioni per ammassarsi sulla piazza delle scuole mentre i tedeschi saccheggiarono le case e arrestarono una cinquantina di persone.
Il 23 marzo avvenne un ultimo e feroce attacco tedesco contro i battaglioni della Brigata “Ciro Menotti” presso la località che va dala Ceresera a l Torrion nelle montagne di Polcenigo ma anche queta volta i tedeschi furono costretti a ripiegare subendo durissime perdite. Successivamnete i tedeschi non tentarono più di attaccare la zona ma cercarono di mediare con i partigiani attraverso l’intervento dei parroco di Polcenigo. I tedeschi già un mese dopo erano però allo sbando e i reparti della “Ciro Menotti” scesero in pianura per liberare tutta la zona pedemontana, Polcenigo, Sacile, Budoia, Aviano e Pordenone entro il 29 aprile 1945. La Brigata “Ciro Menotti” subì quindi, dalla sua costituzione allo scioglimento 16 partigiani.

Figura 5- Foto ricordo dei Partigiani della Brigata “Ciro Menotti”

I partigiani Decorati al Valor Militare della Brigata Partigiana “Ciro Menotti”

Emilio CARLI di Lodovico e Maria Chiaradia, nato a Caneva il 1° gennaio 1920,
partigiano Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, Brigata “Ciro Menotti”, nome di battaglia “Oscar”
Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione:
“Valoroso combattente della lotta di liberazione, comandante di una compagnia di partigiani, forniva ripetutamente belle prove di capacità, di tenacia e di valore. Nel corso di un rastrellamento condotto sulle pendici del Cansiglio da importanti formazioni tedesche, combatteva per più giorni con esemplare coraggio. Caduto in mani nemiche, manteneva, fra le più atroci torture e fino alla morte, eroico contegno, nulla rivelando sulla dislocazione e sulle forze dei partigiani. Gaiardin,
9 settembre 1944”

Antonio PERUCH di Giobatta e di Emma Zanette, nato a Sacile il 14 giugno 1921 partigiano Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, Brigata “Ciro Menotti”, nome di battaglia “Bobi”
Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Combattente della lotta di liberazione, già segnalato per ardimentoso contegno e per valore dimostrati in numerosi scontri, sorpreso per delazione nelle vicinanze della sua casa, cadeva in mani tedesche. Subito interrogato e barbaramente seviziato in presenza della madre, manteneva contegno fiero ed esemplare nulla rivelando che potesse danneggiare i partigiani. Nell’intento di farlo parlare e con diabolica perfidia, i tedeschi facevano ungere alla madre, impazzita dal dolore, una corda del capestro ed appiccavano fuoco alla casa, senza peraltro riuscire a piegare l’animo del prode, che affrontava la morte per la Libertà e per la Patria. San Michele di Sacile, 12 settembre 1944”

Giuseppe PERUCH di Giobatta e di Emma Zanette, nato a Sacile il 19 gennaio 1919, partigiano Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, Brigata “Ciro Menotti”, nome di battaglia “Falco”
Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Nella lotta partigiana si dimostrava combattente ardito e organizzatore capace. Particolarmente si distingueva nell’assolvimento di una missione di guerra quando, sorpreso da elementi germanici, nonostante fosse stato ferito alla spalla ed al braccio sinistro, impegnava con pronta decisione lotta a corpo a corpo, consentendo ai suoi di salvarsi e riuscendo a disimpegnarsi a sua volta. Con l’arto ancora anchilosato, riprendeva il suo posto nelle formazioni. Fiaschetti di Caneva, 17 novembre 1944”

Figura 6- documento archivio privato Famiglia lacchin con il quale l’A.N.P.I. nel 1948 chiese a Lacchin rapporti informativi da inviare al Distretto di Sacile per la concessione di alcune Croci al Merito di Guerra.
Lorenzo POSOCCO di Antonio e Maria Pizzol, nato a Caneva il 4 dicembre 1925, partigiano Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, Brigata “Ciro Menotti”, nome di battaglia “Tigre”,
Croce al Valor Militare con la seguente motivazione
“Combattente della lotta di liberazione, si distingueva come comandante di una squadra di partigiani per costante dedizione al dovere, per iniziativa e per coraggio, brillantemente dimostrato nel corso di numerosi scontri. Bosco del Cansiglio, giugno 1944 – aprile 1945”

Eugenio ROS di Giorgio e Anna Ragagnin, nato a Caneva il 26 giugno 1927, partigiano Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, Brigata “Ciro Menotti”, nome di battaglia “Neno”,
Croce al Valor Militare con la seguente motivazione:

“Giovanissimo combattente della lotta di liberazione, forniva belle prove di attaccamento al dovere e di entusiastica dedizione alla Causa. Nel corso di numerosi scontri a fuoco dimostrava coraggio e decisione e, perseverando nell’attività partigiana in durissime situazioni di clima sebbene malfermo di salute, dava encomiabile prova di tenacia e abnegazione. Zona del Cansiglio, giugno 1944 – aprile 1945”

Attilio ZOLDAN di Pietro e Maria Perin, nato a Caneva il 30 maggio 1920, caporal maggiore di fanteria, partigiano Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, Brigata “Ciro Menotti”, nome di battaglia “Oscar”,
Croce al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Nella lotta di liberazione, arditamente intrapresa, dimostrava di possedere belle doti di animatore e organizzatore, capacità di comandante, coraggio di combattente. Particolarmente si distingueva nei ripetuti scontri sul Col Alt e nel combattimento di Torrion. Zona del Cansiglio, maggio 1944 – aprile 1945”

Aniceto BELGIORGIO di Giulio e Maria Bertoia, nato a Sedegliano il 31 maggio 1923, residente a Polcenigo, celibe. falegname, partigiano Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, Brigata “Ciro Menotti”, nome di battaglia “Negus”, ucciso da truppe tedesche il 4 febbraio 1945 a Mezzomonte.
Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione
“Rastrellato e costretto a vestire la divisa delle forze asservite al nemico, riusciva a fuggire uccidendo un sottufficiale avversario e, malgrado la mutilazione di un braccio, si univa alle formazioni partigiane operanti in zona montana. Sempre tra i primi nelle fatiche e nei combattimenti, dava continua prova di temerario ardimento, pur consapevole di essere, sotto lo stimolo di una vistosa taglia, intensamente ricercato. Catturato e condannato, affrontava con animo forte prima sevizie d’ogni genere e poi la morte. Mezzomonte di Polcenigo, 4 febbraio 1945.”

Ennio MANZON di Giuseppe e Candida Romanet, nato a Pordenone il 22 maggio 1926, partigiano Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, Brigata “Ciro Menotti”, nome di battaglia “Elio”
Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Combattente della lotta di liberazione già distintosi per coraggioso comportamento, insieme a sei compagni sorpreso da forze di molto preponderanti, cadeva in mani tedesche. Con fermo cuore e contegno veramente esemplare affrontava la morte che gli veniva inferta dal nemico. Mezzomonte di Polcenigo, 4 febbraio 1945”

La Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Provincia di Pordenone

Figura 7-Cerimonia di conferimento della MOVM alla Provincia di Pordenone per attività partigiane alla presenza del Presidente della Repubblica Scalfaro
Medaglia d’Oro al Valor Militare per attività partigiana alla Provincia di Pordenone concessa con Decreto del Presidente della Repubblica il 17 maggio 1996 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 232 del 3 ottobre 1996.
“Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la popolazione della Destra Tagliamento, in seguito divenuta provincia di Pordenone, reagirono alla spietata oppressione degli occupatori tedeschi e dei fascisti con una lotta lunga, coraggiosa e tenace. I numerosi nuclei autonomi di resistenza e le brigate della “Garibaldi” e della “Osoppo”, unitariamente organizzate, in pianura e sui monti, validamente sostenute dalla popolazione, condussero per 20 mesi una strenua resistenza armata per la libertà. Non valsero a frenarne lo slancio generoso né la precarietà dei mezzi, né la preponderanza delle forze avversarie, né le barbarie a cui queste ispirano la loro ferocia opera di repressione con arresti, deportazioni, distruzioni di interi paesi. Oltre 2.000 caduti, partigiani e civili, furono il prezzo di questa lotta. Il grande contributo di sangue, i sacrifici e le sofferenze sopportate da tutta la popolazione della provincia testimoniano la sua volontà di combattere la tirannide, confermano la tradizione di dedizione alla Patria della sua gente, rinnovano la sua fede negli ideali di giustizia, di libertà di pace. (Pordenone, 8 settembre 1943 – 1° maggio 1945).”
Conclusioni
Nei quasi 80 anni che seguirono la Liberazione, tutta l’Amministrazione Comunale e la popolazione di Polcenigo non ha dimenticato i sacrifici e le brutalità del periodo della Resistenza. Negli anni il territorio comunale ha sempre cercato attraverso l’installazione di targhe commemorative, di monumenti, intitolazioni di strade e di sentieri di aiutare anche i più giovani a ricordare i sacrifici di quei partigiani e di tutta la popolazione che subì i tragici eventi della storia. Già nel 1963 venne deliberata dal Comune, la Strada delle Brigate Partigiane che collega Polcenigo, Mezzomonte, la Candaglia e il Torrione che con i suoi 1250 metri sovrasta dall’alto il Borgo stesso ricordando il principale collegamento del Paese ai boschi sede della Brigata “Ciro Menotti”. Venne poi la decisione di creare un percorso storico naturalistico sulle orme della Brigata “Ciro Menotti” in Cansiglio con un dislivello di 340 metri che attraverso un itinerario di strade sterrate, mulattiere e sentieri percorribili esclusivamente a piedi. Esso ha proprio inizio nella Piana del Cansiglio ove vi è il Monumento alla Resistenza,
Il Comandante Raimondo Lacchin, allo scioglimento della Brigata “Ciro Menotti”, ritornò ai suoi studi universitari conseguendo la Laurea in Medicina nel 1948 e dopo un breve periodo in Francia per corsi di neurofisiologia nel 1951, si trasferì a Milano con il primo impiego in neuropsichiatria presso l’Ospedale Mombello Afori. Convogliò a nozze con Emma De Vito dal quale ebbe tre figli, Teresa, Domenico e Silvia. Nel 1970, quando venne aperto presso l’Ospedale di Sacile il reparto di Psichiatria, ritornò a Sacile con il ruolo di primario e parallelamente si impegnò nell’insegnamento presso la Scuola Infermieri fino al pensionamento che avvenne nel 1984. Nel 1995 divenne socio fondatore dell’Istituto Provinciale per la Storia del Movimento di Liberazione e dell’Età Contemporanea di Pordenone. Per la sua attività partigiana venne insignito di un’onorificenza dalla città di Sacile, di diploma d’Onore Alexander e nel 1958 da parte della Regione Militar\e Nord-Ovest la Croce al Merito di Guerra in seguito ad attività partigiane.