DEMETRIO DELFINO. La dittatura militare in Argentina 1976 -1983

  

La dittatura militare in Argentina
1976 -1983
Demetrio Delfino

La situazione geopolitica del tempo e la figura di Juan Domingo Peron
La dittatura militare in Argentina rappresenta, ancora oggi, un accadimento di grande interesse storico-politico poiché, il così detto settennato militare, non è altro che l’effetto non solo, di una situazione politica locale davvero travagliata ma, financo, l’effetto di una situazione geo-politica complessa a livello mondiale.
Sul tema, si è scritto davvero tanto peraltro, in questo lavoro, che non potrà che essere contenuto e focalizzato su certi argomenti, ci si limiterà ad esporre quelle che sono state le cause di un periodo davvero buio che, di fatto, ha portato alla sparizione di oltre trentamila persone considerate invise al governo del tempo: i così detti desaparecidos.
E’ importante quindi partire dalla situazione geo-politica a livello mondiale nell’ambito della quale si colloca l’Argentina pre dittatura militare.
Per sintetizzare il problema che ci occupa, potremmo dire che, negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, i Paesi del globo si dividevano in due grandi categorie: quelli allineati con le maggiori potenze nonché, i Paesi non allineati in pratica, i Paesi che vennero chiamati terzo-mondisti.
Malgrado l’Argentina si collocasse tra questi ultimi, lo stesso Paese sud – americano non poteva, di certo, considerarsi estraneo ad ogni tipo di influenza delle grandi potenze poiché, comunque, non si rende nota cosa difforme dal vero se si evidenzia che l’Argentina, già da allora, venisse influenzata, quanto meno in parte, dalla politica Americana.
Successivamente al secondo conflitto mondiale, la figura più importante del complesso quadro politico argentino fu, senza dubbio, il colonnello Juan Domingo Peron sulla cui figura è davvero opportuno trattenersi.
La figura di Peron è particolarmente importante poiché, è proprio comprendendo e recependo la sua ideologia politica che è possibile comprendere i problemi che coinvolgevano l’Argentina del tempo.
Juan Domingo Peron , colonello e politico, fu il fondatore di un movimento che si collocò tra il capitalismo e il socialismo movimento che, venne chiamato peronismo.
In realtà, non appare davvero semplice focalizzare, in poche parole, le caratteristiche del peronismo e non appare semplice poiché, il movimento in questione, presentò non solo elementi facenti parte del socialismo ma, altresì, elementi tipici del patriottismo, della democrazia e nel contempo, presentò, altresì, degli elementi che assomigliavano alla dottrina fascista malgrado, Peron, abbia sempre rinnegato tali affinità.
Tale miscellanea di elementi, di fatto, ha permeato particolarmente la politica e tutta la società dell’Argentina tanto è vero che, attualmente, i partiti politici operanti in Argentina continuano ad ispirarsi al peronismo.
Ciò che appare chiaro della sua politica, malgrado con qualche sbavatura, è stata la politica estera la quale, a propria volta, risentì fortemente delle ideologie politiche economiche che si ispirarono a John Maynard Keynes, politiche meglio note come keynesiane le quali, sostanzialmente, attribuiscono allo Stato un ruolo di primo piano nel gestire gli aspetti economici del paese.
Peron, riteneva di dovere sostenere una politica estera basata, essenzialmente, sulla neutralità al fine di non apparire, comunque, influenzato, anche se di fatto lo fu, dall’America; ad ogni buon conto, sostenne che l’Argentina dovesse collocarsi nei Paesi terzomondisti e quindi separata dai blocchi filorusso e filoamericano.
Nell’ambito di una politica che sotto certi aspetti potremo definire istrionica, è interessante menzionare due episodi che caratterizzarono il peronismo: il primo, fu particolarmente noto alle cronache del tempo poiché, Peron, ritenne di dovere concedere asilo ai nazisti che scappavano per non essere sottoposti a processo per i loro crimini malgrado, per converso, non si possa assolutamente sostenere che Peron ebbe e/o divulgò ideologie vicine al nazionalsocialismo hitleriano il secondo, perché, comunque, il peronismo non racchiuse alcun tipo di ideologia antisemita e, addirittura, con la fondazione Evita Peròn ( moglie e consigliera del Militare – politico argentino), vennero forniti cospicui aiuti al neonato Stato di Israele.
Evidentemente, sotto certi profili, potremo definire la politica del colonello Peron come una politica plurisfaccettata, quasi una sorta della “politica del momento” che racchiudeva, forse, quella idea più volte profusa e stigmatizzata da Abramo Lincoln secondo cui, …la migliore idea politica e quella di non averne alcuna…ma, semmai, la “migliore” idea è quella di cercare di trovare la “migliore” soluzione ad un concreto problema.
Ciò posto, sempre al fine di cercare di comprendere la causa dei fenomeni, è opportuno chiedersi come nasce il peronismo e, soprattutto, perché nasce.
Se dovessimo individuare una data determinante per l’esordio del peronismo, non si è parecchio lontani dal vero se ci richiamiamo al Giugno del 1944.
In quell’anno, risultava essere in carica, quale primo ministro, il generale Edelmiro Juliàn Farrell e, appunto nel Giugno di quell’anno, Peron, oltre a mantenere il ministero della guerra e la carica di segretario del lavoro e della sicurezza sociale, venne nominato vicepresidente del governo.
In quel momento l’Argentina stava avendo una forte industrializzazione, la classe operaia era in continua espansione e, di fatto, nel Paese stava avvenendo una grande trasformazione economico e sociale.
Le riforme promosse da Peron nel campo del lavoro, si ispiravano ad una sorta di militarizzazione della mano d’opera, alla figura di uno Stato paternalista che accentrava e che si occupava di tutto, compreso l’oneroso compito di mantenere la classe operaia facendo in modo, peraltro, che quest’ultima aderisse e sostenesse l’attuale governo.
Una volta eletto presidente, Peron cercò di aumentare il potere della classe operaia facendo sì che la già potente Confederazione Generale del Lavoro, acquisisse un ruolo di maggiore rilievo nell’ambito del governo argentino nonché, qualche anno più tardi ed esattamente nell’anno 1947, approvò un piano economico per sostenere le industrie che, dallo stesso Peron, erano state precedentemente nazionalizzate.
Tra i decreti che vennero emanati in quel periodo, ci fu anche quello sulla educazione religiosa che, di fatto, non fece altro che affermare, comunque, la prevalenza della legge nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche: l’intento di Peron e del suo movimento era chiaro, limitando i poteri della Chiesa, il peronismo non stava facendo altro che affiancarsi, pericolosamente, allo statalismo.
Tali leggi, insieme alla successiva soppressione della educazione religiosa nelle scuole e agli intenti di Peron di emanare una legge sul divorzio e di legalizzare la prostituzione, provocò una vera e propria rottura con la Chiesa tanto è vero che, anche a motivo di una serie di accadimenti politici successivi, Peron venne scomunicato da papa Pio XII.
Ciò malgrado, Peron, ricandidatosi per una seconda volta alle elezioni presidenziali, le vinse.
Ne seguì un periodo particolarmente buio per l’Argentina anche perché lo stato sud-americano venne escluso dalle agevolazioni del piano Marschall cosa, questa, che provocò da un lato un avvicinamento all’Unione Sovietica e, dall’altro, il collasso dell’economia.
Non solo, oltre alle gravi conseguenze sull’economia del Paese, si aggiunsero sia i forti attriti con la Chiesa cattolica nonché, cosa di certo da non sottovalutare, la morte della moglie di Peron, Evita, la quale aveva sempre avuto un ruolo primario nella gestione del potere politico, quanto meno indirettamente, in Argentina.
In questi anni, l’Argentina divenne teatro di aspri scontri politici e di tentati colpi di Stato tanto è vero che Peròn dovette recarsi in esilio in Paraquay.
Né segui la dittatura del generale Eduardo Lonardi il quale soffocò la popolazione argentina negando i primari diritti civili. In particolare venne reintrodotta la pena capitale anche per i civili e fù riaperto il carcere di Ushaia per i detenuti politici.
Successivamente al governo del generale Lonardi, ci furono vari tentativi di colpi di stato, diverse crisi economiche e frequenti cambi di governo ormai, l’Argentina, non riusciva più a trovare alcun tipo di stabilità malgrado, il partito giustizialista di Peron, fosse ancora “presente”.
La politica di Peron, comunque, aveva garantito una certa stabilità al popolo argentino e, anche per questo, nelle elezioni del 1962 , il partito giustizialista vinse in diverse provincie.
Ciò malgrado, le forze di opposizione, appoggiate da importanti frange di militari, causarono l’ennesimo golpe.
Ad ogni buon conto, gran parte della popolazione argentina era ancora sostenitrice del peronismo cosa, quest’ultima, che risultò insufficiente a risollevare le sorti di un popolo ormai allo stremo a motivo dei continui cambi di governo e di una economia che non riusciva a decollare.
Peron, dall’esilio, continuava a sostenere il suo rappresentante politico in patria indicato nella persona di Jorge Ricardo Masetti nonché, a mantenere i contatti con frange rivoluzionarie estreme.
E’ nota la sua amicizia con Che Guevara malgrado non condividesse i metodi che lo stesso portava avanti.
E’ curioso riportare un episodio che la Storia ci ha lasciato e che ci descrive una sorta di presagio per quanto concerne la morte di Che Guevara. In occasione del loro ultimo incontro, avvenuto nel 1967, Peron cercò di impedire al rivoluzionario argentino di compire una spedizione in Bolivia che aveva programmato dicendogli quanto segue: ….non sopravviverai in Bolivia. Sospendi questo piano. Cerca delle alternative. Non suicidarti….
In tale occasione Che Guevara trovò la morte.
Peraltro, come spesso accade, le idee cambiarono e Peron, dall’esilio franchista, decise di abbandonare i propri ideali populisti tanto caldeggiati da una Evita Peron che, a cagione della propria morte, non poteva di certo rappresentare quel concreto sostegno che, per tanti anni, fornì al proprio coniuge.

Peron, decise quindi di avvicinarsi alle idee della destra malgrado ritenne di non prendere alcuna posizione su quanto stava accadendo all’interno di quel conflitto che, certamente non a torto, venne chiamato “guerra fredda”.
Ed ecco che, grazie alle idee che il Colonello argentino aveva propagandato per anni e grazie, anche, al sostegno di chi non l’aveva mai abbandonato, ai primi anni settanta Peron, pensò che i tempi erano maturi per poter tornare al potere; rientrò quindi in Argentina in occasione della dittatura militare del generale Lanusse in quell’occasione, incontrò anche i leader dei radicali per cercare di compattare le forze politiche che lo sostenevano ma ormai, il Peronismo aveva fatto il suo tempo e, di fatto, la candidatura di Peron venne considerata non attuabile. A seguito di nuove elezioni il popolo argentino votò il rappresentante del partito peronista di sinistra Càmpora il quale ottenne il 49,5% dei voti.

Successivamente, a seguito delle dimissioni di Campora, Peron, mai domo, si staccò dai sostenitori di sinistra avvicinandosi sempre di più alla destra e, presentandosi alle elezioni del Settembre 1973, riuscì a vincerle con un consenso del 62%.
Peraltro, come già detto, i tempi erano ormai cambiati e l’opposizione di sinistra non tardò a farsi sentire con vere e proprie guerriglie che minavano, sempre più, il nuovo governo di Peron: fu una vera e propria guerra.
Si stabilizzò un governo di centro destra con alcune figure di spicco tra cui il potente massone Josè Lòpez Rega, considerato uomo molto vicino al faccendiere italiano Licio Gelli ma ormai, il destino dell’anziano Peron era segnato, di fatto, non riusciva più a rappresentare un valido modello politico e il popolo argentino era ormai in balia di una unica emozione che si identificava, purtroppo, nella contestazione e nella rivolta.
Peron, poco tempo dopo, a motivo di una broncopatia e di un infarto ( da tempo soffriva di problemi di salute), morì il 01 Luglio 1974 nella Villa Quinta de Olivos nel circondario di Buenos Aires.
Certamente i descritti fatti, al cui centro dobbiamo collocare la figura di Peron, sono davvero determinanti per comprendere la storia dell’Argentina, così come certamente non si può trascurare di dire, per quanto ci riguarda, la determinazione con cui, lo stesso Peron abbia cercato di portare avanti le proprie idee che, sotto certi profili, possono considerarsi innovative in un contesto storico-politico molto complesso che potremmo definire come “ la vera causa efficiente “ dei tristi fatti che in seguito sarebbero accaduti.

La Dittatura Militare in Argentina

Alla morte del Colonello Peron subentrò la sua terza moglie Isabel Martinez.
Isabel Martinez fu Vice Presidente ma, non fu certo all’altezza del defunto coniuge.
Non è da sottacere, inoltre, che l’attività politica di Isabel Martinez, venne fortemente influenzata da José Lopez Rega che, al tempo, ricopriva l’incarico di Ministro del Welfare.
Josè Lopez Rega fu un politico e poliziotto argentino a capo di una organizzazione paramilitare neofascista chiamata Tripla A ( Alianza Anticomunista Argentina) passato alla Storia come l’organizzatore del Massacro di Ezeiza e cioè, come colui che organizzò un massacro dei sostenitori di Peron.
Rega, fu membro della loggia massonica P2 nonché, amico di Licio Gelli il quale fu ben a conoscenza di ciò che stava accadendo in Argentina nonché, consapevole dell’importante ruolo che la massoneria ebbe nell’avvio e nella permanenza della dittatura militare.
La Tripla A agì come un vero e proprio squadrone della morte e fu accusata di avere commesso oltre quattrocento omicidi di militanti di sinistra tra il 1973 e il 1975.
Da parte loro, i militanti di sinistra, riuniti nell’esercito rivoluzionario del Popolo, reagirono commettendo atti terroristici e un numero considerevole di omicidi.
Il quadro che quindi andava a delinearsi, era certamente favorevole ad un golpe militare anche perché, Isabel Peron, non riuscì a gestire la situazione che andava delineandosi anzi, paradossalmente, la terza moglie di Peron favorì il golpe.
Infatti, Isabel Peron promosse, a Ministro degli Interni, il tenente generale Jorge Rafael Vileda : Isabel Peron non aveva compreso che tale nomina avrebbe, di fatto, segnato la propria fine e l’inizio di una vera e propria dittatura militare.
Il 24 marzo 1976, Isabel Peron venne sostituita e, al suo posto si insediò la cosidetta Junta in pratica, il potere passò nelle mani di tre esponenti che si trovavano al vertice delle forze armate: Jorge Rafael Vileda per l’Esercito; Emilio Eduardo Massera per la Marina; Orlando Ramòn Agosti per l’aeronautica; l’obiettivo era chiaro, riprendere in mano il Paese, assicurare l’unità nazionale e intervenire, con la forza, nei confronti di chi, a torto o a ragione, potesse attentare al governo argentino così costituito.
Gli anni che vanno dal 1976 al 1983, furono anni bui in cui, quotidianamente, vennero calpestati i più elementari diritti civili tanto che la comunità internazionale prese seriamente le distanze dal governo argentino.
Gli anni in questione erano quelli nei quali, fatta eccezione appunto per l’Argentina e per alcuni altri stati quali la Spagna, la Grecia e il Portogallo, si stavano vivendo gli anni della contestazione giovanile in un periodo in cui le ideologie socialiste si ridimensionavano anche a motivo di una politica interventista, ampiamente contestata, fatta propria dell’Unione Sovietica con l’invasione della Ungheria e con quella della Cecoslovacchia.
Questo vento di cambiamento, che provocò un richiamo agli ideali democratici degli Stati Uniti d’America, attraversò tutti i Paesi e, in un epoca in cui predominava ancora la guerra fredda, la reazione militare, in alcuni Stati, fu una sorta di risposta costante: ciò avvenne in Perù, Brasile, Paraquay e, appunto, in Argentina.
Ciò posto, ci pare di poter dire che in Argentina, di fatto, i militari evitarono la dissoluzione del Paese malgrado, questo, fu l’unico effetto positivo che ci sentiamo di rendere noto.
Fino al 1983 si alternarono infatti ben quattro governi tramite i quali si cercò di riorganizzare il Paese.
Questo processo di riorganizzazione venne portato avanti con metodi violenti che portarono all’isolamento internazionale dell’Argentina.
Il percorso portato avanti dalla Junta, meglio conosciuto come “guerra sporca”, ebbe come leader il generale Vileda che restò al potere fino a quando venne estromesso dalla stessa Junta, per motivi di potere, nel 1981.
La guerra sporca fu caratterizzata da una inaudita violenza: tutti coloro che anche indirettamente si mostravano contrari alle politiche del governo del tempo, vennero perseguitati, torturati e uccisi.
Si calcola che oltre trentamila persone tra donne, sindacalisti, operai e politici persero la vita
La guerra sporca rappresenta purtroppo un elemento di una vera e propria strategia rientrante nella cosiddetta operazione Condor e cioè, in quella operazione portata avanti dai servizi segreti argentini, americani e cileni finalizzata ad evitare il consolidamento di governi filo-marxisti- in un area quale era, appunto, quella sud-americana.
L’obiettivo era anche quello di evitare che, in una zona così vasta, potesse accadere ciò che era già accaduto in Cile e cioè, evitare che si dovesse ricorrere ad un golpe militare che, come appunto in Cile, aveva portato alla destituzione del leader socialista Salvador Allende.

In particolare “la guerra sporca”

Malgrado la sintesi di questo lavoro, non si può prescindere dal descrivere le nefandezze caratterizzanti l’operare del governo argentino in questo periodo.
La Storia, sul punto, ha fatto chiarezza: fu un periodo in cui predominavano principi nazionalisti e anticomunisti e in cui si cercò di recuperare, in maniera più o meno pregnante, anche alcuni principi della dottrina cattolica.
Fu abolito il diritto di sciopero, nei confronti degli oppositori politici del governo venne portata avanti una politica repressiva fatta di violenze e torture, si arrivò, financo, allo scioglimento del Parlamento escludendo, di fatto, le forze politiche contrarie alle idee del generale Vileda che, fino al sua sostituzione, incarnò la dittatura argentina.
Una particolare caratteristica della “guerra sporca” fu, inoltre, la totale segretezza con cui vennero portate avanti le condotte repressive da parte del governo Vileda.
Era necessario che la comunità internazionale non sapesse e che, la nuova Argentina venisse presa ad esempio come uno stato conservatore che ripudiava la violenza.
Non fu davvero così
Infatti, come avvenne nella dittatura dei colonelli in Grecia, ci fu anche la collaborazione di neofascisti nonché, un diffuso antisemitismo soprattutto per le pressioni effettuate dall’ammiraglio Emilio Eduardo Massera che individuava in tre ebrei, Albert Eistein, Karl Marx e Sigmund Freud, la causa della decadenza dell’umanità
Questo angusto quadro, purtroppo e come è noto, venne affiancato dalle chiare simpatie di Henry Kissinger per la dittatura argentina il quale, nel contempo, intrattenne rapporti diplomatici con lo Stato d’Israele.
Ma per tornare al generale Vileda.
Vileda ritenne fosse necessario eliminare tutti gli oppositori del regime; il conto complessivo delle vittime fu altissimo: si arriva fino a trentamila persone scomparse durante il suo governo a cui aggiungere circa quindicimila persone che furono fucilate perché considerate oppositori del regime.
Agli atti della Storia sono rimaste statistiche davvero tristi: oltre tremila persone vennero fatte precipitare nell’Oceano Atlantico e nel Rio Plata tramite i purtroppo noti vuelos de la morte, non vi era alcun spazio di alcun oppositore al governo costituito mentre, tutto il resto della popolazione, doveva essere inquadrata all’interno di coordinate precise, talmente precise da condizionare anche la più semplice quotidianità: anche il lessico era imposto ed infatti, tutte le parole che, anche indirettamente potessero rimandare ai principi marxisti o ad offese nei confronti delle forze armate, era inibito e garantito, quanto al divieto, dall’applicazione di pene severe.
Si arrivò, addirittura, a vietare la musica pop.
La dittatura argentina peraltro, portava con se un vizio genetico che la rendeva, di fatto, imperfetta e incapace di stabilità: era mancante di un partito politico unico di riferimento cosa, questa che, di concerto ad altri fattori, ne portò alla disgregazione.
Se ci si sofferma solo un momento sugli eventi passati, si comprende facilmente come non si possa costruire un nuovo Stato eliminando fisicamente coloro che non condividono le idee del governo costituente tanto è vero che, cosa davvero assurda, solo il 5% dei desaparecidòs era terrorista mentre, il restante 95% era costituito da persone comuni che dissentivano la posizione del generale Vileda.

La politica economica e la caduta del governo del generale Vileda

La polita economica si ispirò ad un regime liberista e corporativista regime che, nello stato Argentino, si dimostrò fallimentare con un incremento impressionante dell’inflazione.
Se da un lato intervennero moltissimi investimenti da parte di imprenditori stranieri, questi ultimi, di fatto, causarono un concreto ed irrimediabile prosciugamento delle finanze argentine.
Ma ci fu altro elemento che incise in modo pregnante nelle sorti della dittatura argentina e cioè, le elezioni a presidente degli Statu Uniti di Jmmy Carter.
Ed infatti dopo le dimissioni di Henry Kissinger da segretario di stato, il quale sotto le presidenze dei Presidenti Nixon e Ford aveva appoggiato il governo argentino, il nuovo Presidente decise di non appoggiare più il governo Vileda, l’effetto fu evidentemente prevedibile: la dittatura argentina e con se lo stato Argentino, privo di concrete e solide fondamenta, si sciolse inevitabilmente.
Infatti, malgrado la tenacia di Josè Alfredo Martìnez de Hoz, Ministro dell’Economia e acuto giurista oltre che imprenditore locale, l’Argentina si avviò ad un vero e proprio fallimento..
De Hoz, cercò di giustificare in qualche modo la politica repressiva del generale Vileda malgrado ben comprendesse che la negazione dei più essenziali diritti degli argentini non poteva durare all’infinito.
La totale apertura del mercato del lavoro, il riprodurre le strategie economiche del governo cileno allora imposte da Pinochet, ebbe come effetto un aumento spropositato del debito estero di ben quattro volte che, a propria volta, cagionò il crollo delle imprese.
A nulla valsero i tentativi per risollevare le sorti di un popolo allo stremo.
Il generale Vileda cercò di guadagnarsi il consenso popolare con tutti i mezzi: è noto ciò che accadde in occasione del campionato del mondo di calcio del 1978.
Malgrado i più famosi calciatori del tempo, quale l’olandese Johan Cruijff si rifiutarono di partecipare alla selezione mondiale proprio per protestare contro il regime argentino, il generale Vileda consegnò la coppa del mondo al capitano dell’Argentina Daniel Passerella, squadra vincitrice del campionato: fu un tripudio dei presenti che, per un momento, si dimenticarono degli orrori del tempo in quel momento, infatti, proprio a pochi centinaia di metri dallo stadio, nel meglio noto Garage Olimpo, venivano torturati coloro che erano ritenuti avversari del regime del che, al tempo, il popolo argentino nulla sapeva.

La fine della Dittatura

La Storia non sbaglia e, come spesso accade, le guerre rappresentano una sorta di viatico che pone fine alle dittature così, successe anche in Argentina
A motivo di importanti e gravi tensioni all’interno delle forze armate per la gestione del “potere”, il generale Vileda venne destituito e la presidenza venne assunta dal capo di stato maggiore dell’esercito, Roberto Eduardo Viola e, successivamente, dal generale Leopoldo Galtieri .
Galtieri ritenne che fosse necessario fare riconquistare, all’Argentina, un ruolo di rilievo ruolo che necessitava, sempre secondo il pensiero di Galtieri, di un rinnovato sentimento popolare decise, quindi, di rivendicare la sovranità delle isole Falkland che si trovavano sotto il Governo del Regno Unito.
Il generale Galtieri sottovalutò, davvero, non solo l’interesse che il Governo di sua Maestà aveva sulle Malvinas ma, vieppiù, sottovalutò la differenza numerica degli uomini e mezzi tra i due Stati.
Malgrado sanguinosi conflitti alla fine, come appariva tra l’altro prevedibile, la Falkland tornarono sotto il dominio britannico.
Le conseguenze che possiamo sintetizzare e che derivarono da tale conflitto furono due; la prima fu la caduta definitiva della dittatura militare in Argentina mentre, la seconda, fu la risurrezione del governo di Margaret Thatcher che fino ad allora non aveva di certo brillato.
Il generale Vileda venne processato e dichiarato colpevole per i crimini commessi e condannato all’ergastolo.
Nel 1990, il Presidente Menem gli concesse la grazia anche se, quest’ultimo provvedimento, venne giudicato incostituzionale dalla Corte Penale Federale nel 25 Aprile 2007 per cui, la condanna emessa nel 1985 dovette essere scontata, cosa che avvenne non solo per il generale Vileda ma, altresì, per l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera.
Il generale Vileda subì un ulteriore condanna all’ergastolo, nel 22 Dicembre 2010, per la morte di trentuno detenuti, tali crimini, vennero quasi pacificamente ammessi dal generale Vileda il quale riferì, inoltre, di essere responsabile direttamente della morte di ottomila persone fatto, questo, che non gli impediva di dormire benissimo e di continuare a ritenere che ciò che da lui era stato compiuto era da ritenersi una guerra giusta e che, il terrorismo di Stato, doveva essere combattuto.
Morì all’età di 87 anni il giorno 17 Maggio 2013 e, una delle sue ultime dichiarazioni fu quella di incitare il popolo a riprendere le armi contro il governo di Cristina Fernàndez de Kirchner poiché, secondo quanto dichiarato da Vileda, era una dittatrice.
Attualmente, a capo del governo argentino vi è Javier Gerardo Milei; sulla rivista Internazionale del 24/30 Novembre 2023 viene ripreso un articolo di Mar Centenera pubblicato su El Paìs nel quale, a proposito di Milei così ci si esprime: ..si definisce ultraliberista e anarco-capitalista. Vuole dollarizzare l’economia, è a favore della vendita di organi e nega i crimini della dittatura militare. Dal 10 Dicembre governerà il Paese.

Bibliografia essenziale:

– La Dittatura Argentina; Marcos Novaro, L Zanatta; Editore Carocci; 28 Luglio 2005;
– Il Volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos; H. Verbitsky; Editore Fandango Libri, 16 Novembre 2017;
– L’Isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina; H. Verbitsky; Editore Fandango Libri, 07 Gennaio 2021;