PRESENTAZIONE LIBRI DI GIOVANNI CECINI

  

Nella settimana della Memoria si parla anche di Decorati Ebrei

Il 29 gennaio scorso nella sala conferenze della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma si è tenuta una doppia presentazione degli ultimi volumi di Giovanni Cecini, legati al rapporto tra Leggi razziali e Valor Militare. Il progetto – nato nell’ambito delle attività di ricerca e di divulgazione scientifica del Centro Studi sul Valor Militare (CeSVaM), costola scientifica dell’Istituto del Nastro Azzurro – si è inserito sia nel solco delle celebrazioni del centenario dell’ultimo anno della Grande Guerra sia in quello dell’ottantesimo anniversario della legislazione antiebraica fascista, entrambe ricorrenze della fine dell’anno 2018.

Giovanni Cecini – come egli ci ha ricordato – si occupa della tematica del militarismo ebraico in Italia da circa 18 anni e vanta sull’argomento una produzione che abbraccia cinque volumi monografici, una decina di saggi e un documentario Rai Storia.  É pertanto il più qualificato, per trattare un aspetto molto spinoso della nostra recente Storia patria, ma allo stesso tempo anche affascinante, perché ricco di sfaccettature.

Grazie a un gruppo di appassionati e esperti relatori (Gianni Scipione Rossi, Giancarlo Ramaccia, Andrea Ungari e Virgilio Ilari) i volumi di Cecini sono stati analizzati nel loro valore specifico e come prospettiva per un ragionamento più ampio. I due tomi hanno un loro significato sinergico: il primo è una raccolta di biografie di decorati dal Risorgimento fino ai primi anni della Repubblica, abbracciando il secolo che iniziò con lo Statuto Albertino (1848) e si chiuse con la promulgazione della Costituzione repubblicana (1948). Interessante sottolineare che questo primo volume – dal titolo Ebrei non più italiani e fascisti – contiene anche un inedito e provvisorio elenco di 153 nominativi di militari ebrei, partecipanti alla guerra d’Etiopia del 1935-36. Il secondo volume – Le Leggi razziali e il Valor Militare – invece è una raccolta di 125 documenti (leggi, decreti, circolari, epistole, appunti, articoli di giornali, etc.), che danno un ulteriore spessore umano e morale alle biografie esaminate nell’altro tomo.

Come accennato, grazie alle relazioni, è emerso il meritorio apporto storiografico dell’opera di Cecini, che vuole in qualche modo raccontare e spiegare l’abominio delle Leggi razziali, che colpirono anche quella parte più patriottica della popolazione italiana. I militari, come rappresentanti e tutori di un ordine istituzionale, furono colpiti in modo ancora più sciagurato, perché parte integrande dello stesso Stato fascista. Le reazioni furono diverse e diversificate: dal suicidio all’esilio, dalla protesta alla rassegnazione. Chi riuscì a scampare alle atrocità della persecuzione dei diritti prima (1938-1943) e a quella della stessa propria esistenza (1943-1945) ebbe in seguito la ventura di riappropriarsi della propria condizione di libertà, declinandola in modo anche qui diverso. C’è chi non accettò il tradimento dello Stato, rinnegando il precedente patriottismo dei padri; chi invece volle riaffermare il proprio senso dell’onore e del valore in divisa. In questo senso si spiega come alla metà degli anni 50 vi potessero essere tre generali ebrei – reintegrati e gratificati del ripristino delle pregresse carriere – ai massimi livelli delle gerarchie delle Forze armate.

Infine, un ultimo spunto sulle domande del pubblico: esse hanno rafforzato l’attenzione sulle bieche e stupide ragioni dell’antisemitismo fascista, frutto anche di una preterintenzionale frattura con i valori del Risorgimento, che invece riuscirono – non senza difficoltà – a riemergere nel periodo successivo alla caduta del regime.

Giancarlo Ramaccia