Il mio personale ricordo della Strage di via Fani, nel 42° anniversario

  

A titolo personale e nella qualità di Commissario Straordinario per la Federazione provinciale di Caserta dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare – che tra i suoi Soci Ordinari’ annovera anche gli insigniti di «Croce d’Onore alle Vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnati in operazioni militari e civili all’estero» – non posso esimermi, in questo giorno, dal rivolgere un ricordo, carico di gratitudine – ma anche di amarezza e rabbia – per l’on. Presidente Aldo MORO – strappato, con ferocia inaudita, alla Nazione tutta e all’affetto dei Suoi cari, attraverso l’efferato Suo rapimento – e per i valorosi uomini della sicurezza e della Sua scorta, barbaramente trucidati, Raffaele IOZZINO, Oreste LEONARDI, Domenico RICCI Giulio RIVERA e Francesco ZIZZI.

Ai Loro congiunti vadano i sensi del mio più sincero, profondo affetto: non c’è ricompensa che possa ripagare il prezzo che loro hanno pagato, per il sacrificio dei loro cari.

In questo giorno – come sempre, da allora – i ricordi ‘universali’, storici, si intrecciano con quelli personali, di vita vissuta: il 16 Marzo 1978, mio fratello Aldo compiva il suo primo anno di vita. Eravamo tutti insieme, in famiglia, apprestandoci a festeggiarlo in semplicità, quando una telefonata da Roma, che comunicava a mio padre Franco la ferale notizia, sconvolse tutto.

All’epoca papà era Segretario Provinciale, v. Segretario Regionale, ma, soprattutto, componente della Direzione Nazionale della DC: il tempo di preparare una piccola valigia, mentre l’auto di servizio già era sotto casa ad attenderlo, e per diversi giorni non avemmo più sue notizie…

Per uno strano scherzo del destino mai, in seguito, avremmo potuto dimenticare, nel giorno del compleanno di mio fratello Aldo, la tragedia di Aldo MORO e dei Suoi uomini. E pensare che, allorquando si seppe del nome che i miei avevano voluto dare al mio germano, tutti pensarono ad un omaggio al Presidente MORO, visti i rapporti tra lui e mio padre, nonostante questi fosse notoriamente fanfaniano. E, invece, no, più banalmente era la semplice rinnovazione del nome di mio nonno paterno, Ufficiale Superiore e Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Luigi Cobianchi