Torino, venerdì 31 marzo 1944. Intorno alle 9 del mattino circa quaranta persone vengono rastrellate in una piazza San Giovanni semideserta e caricate in tutta fretta su un torpedone. Tra i fermati, e i gerarchi fascisti lo sanno, ci sono i vertici del Comitato militare del Cln piemontese: qualcuno porta indosso documenti compromettenti, altri che potrebbero scappare vengono catturati nel tentativo di avvertire i compagni. Gli arrestati sono condotti in Questura, dove i membri del Comitato, separati subito dagli altri, fingono di non conoscersi. Il Comitato militare regionale piemontese, un organo composto da politici e ufficiali sotto la guida del Cln, aveva il compito di coordinare le bande armate, disciplinarle, organizzare i rifornimenti, pianificare la guerriglia, stabilire collegamenti con gli Alleati, risanare le divergenze politiche e operative, smistare informazioni, distribuire fogli clandestini, studiare i piani per l’insurrezione generale. Vengono catturati quasi tutti i componenti del Comitato Regionale Militare Piemontese (Crmp): Franco Balbis (Capitano di Artiglieria), Quinto Bevilacqua (Mosaicista), Giulio Biglieri (Bibliotecario), Paolo Braccini (Professore universitario), Errico Giachino (Sottotenente del Corpo Automobilistico), Eusebio Giambone (Meccanico), Massimo Montano (Sottotenente degli Alpini) e Giuseppe Perotti (Generale del Genio). Gli otto vengono condotti alle Carceri Nuove, e il 2 aprile, in gran fretta, viene dato il via al processo alla presenza dei massimi vertici fascisti. Già il giorno successivo, e nonostante le trattative intavolate dal Cln, viene pronunciata la sentenza: fucilazione.
All’alba di mercoledì 5 aprile gli otto condannati vengono condotti all’interno del poligono di tiro, ammanettati: ci sono decine di militi della Guardia Nazionale, che li legano alle sedie poste all’estremità del poligono, schiena rivolta al plotone di esecuzione. Passa ancora qualche minuto, il tempo per Padre Carlo Masera, che ne ricorderà il coraggio, di benedirli, quindi viene letta la sentenza, ed infine il plotone spara. Una sola voce, quella di Franco, Quinto, Giulio, Paolo, Errico, Eusebio, Massimo e Giuseppe grida “Viva l’Italia libera!”