Paolo Poduje detto “Il Moicano”.
Paolo Poduje nasce il 5 giugno 1915 a Lubiana in territorio sloveno. Al compimento del 14° anno i genitori lo mandano a vivere dai nonni materni a Gorizia dove frequenta il ginnasio ed il liceo classico . Il 30 novembre 1936 si iscrive all’ Università di Padova nella Facoltà di Medicina – Chirurgia. Giudicato abile e arruolabile alla visita di leva viene rinviato quale studente. La sua asserzione di aver partecipato alla guerra civile spagnola nelle file repubblicane è in contrasto con la sua comprovata frequenza all’Università e con il numero degli esami sostenuti. Afferma inoltre di aver frequentato la Scuola Militare di Milano edi essere stato nominato Sottotenente e successivamente Tenente, ma in realtà la sua carriera militare è ben diversa e passa attraverso diverse destinazioni che culminano con l’assegnazione alla Compagnia di Sanità di Padova. L’8 settembre si rende irreperibile ed entra nella Banda partigiana Mameli. Entra in contrasto sia con i capi delle bande locali ed in particolare con i commissari politici sia con i capi delle bande istriane e quindi decide di rientrare in Italia. Nell’agosto del ’44 incontra il Capitano. John W. Heslop del New Zealand Corp e successivamente a bordo di un aereo inglese si reca in Puglia dove dopo essere stato interrogato e qualificato secondo le procedure inglesi ,viene inviato a San Vito dei Normanni dove frequenta un corso di sabotaggio e paracadutismo. Nei documenti britannici visionati si legge che Poduje dice di essere cittadino italiano, di essere stato ufficiale dei Bersaglieri, di aver combattuto contro le truppe tedesche, e di aver fatto parte di vari gruppi partigiani; non potendo essere smentito, gli viene assegnato il grado di capitano. Il 6 aprile 1945 Poduje viene paracadutato sul Pizzo Formico (Bg) per l’operazione HAPEVILLE ed è atteso dal Capit. R.H. Pearson detto il ‘Turco’.
Il 26 aprile 1945 un gruppo di giovani della Legione “Tagliamento”, appartenenti all’esercito regolare della Repubblica Sociale Italiana, dopo aver appreso della fine delle ostilità e di essere isolati dal resto della legione, decisero di deporre le armi e di consegnarsi al locale Comitato di Liberazione Nazionale di Rovetta. Qui presero accordi con i capi del CLN. Alloggiati presso il Grande Albergo Franceschetti alla Cantoniera della Presolana, il 26 aprile vengono trasferiti nella Scuola Elementare di Rovetta; dopo due giorni di maltrattamenti e sevizie, arrivano due autocarri con a bordo partigiani delle Brigate CAMOZZI, GARIBALDI e GIUSTIZIA & LIBERTÀ; il 28 aprile i militi della TAGLIAMENTO vennero prelevati e condotti al cimitero di Rovetta. Dopo essere stati depredati di scarpe ed abiti ed aver consegnato al Parroco di Rovetta, i propri averi, che poi scomparvero, con una frettolosa benedizione i 43 soldati vennero presi a gruppi di cinque e fucilati. Tre di loro furono risparmiati per la loro giovane età e un quarto riuscì a fuggire. I ragazzi cercarono invano anche di salvare dalla fucilazione Carlo Banci di Roma (15 anni e 4 mesi) il più giovane. Il ventenne Giuseppe Mancini, prima di essere ucciso, fu costretto ad assistere alla fucilazione di tutti i suoi camerati, in quanto i partigiani scoprirono essere figlio di Edvige Mussolini, sorella del Duce.
Alcuni testi sostengono che l’ordine fu dato verbalmente dal Poduje, mentre il Parroco di Rovetta scagiona il Moicano sostenendo che con il grado e la posizione che aveva poteva intervenire e sospendere la carneficina, ma lui non intervenne presso i partigiani. Un gran brutto episodio, fra gli innumerevoli accaduti subito dopo il termine delle ostilità. Su quelle vicende si tentò di far luce subito dopo i fatti, ma la magistratura archiviò tutto come “atto di guerra”, una formula ambigua e del tutto fuori luogo, con cui furono etichettate vendette e regolamenti di conti, in diversi casi vere e proprie carneficine. In alcuni casi le formazioni partigiane, rispettarono i prigionieri ma in tante altre occasioni venne fuori il peggio di certi elementi. Fra questi il “Moicano”, poi millantatore allo scopo di costruirsi una figura di eroe.
I CADUTI PER L’ONORE A ROVETTA
ANDRISANO Fernando, anni 22
AVERSA Antonio, anni 19
BALSAMO Vincenzo, anni 17
BANCI Carlo, anni 15
BETTINESCHI Fiorino, anni 18
BULGARELLI Alfredo, anni 18
CARSANIGA Bartolomeo Valerio, anni 21
CAVAGNA Carlo, anni 19
CRISTINI Fernando anni 21
DELL’ARMI Silvano, anni 16
DILSENI Bruno, anni 20
FERLAN Romano, anni 18
FONTANA Antonio, anni 20
FONTANA Vincenzo, anni 18
FORESTI Giuseppe, anni 18
FRAIA Bruno, anni 19
GALLOZZI Ferruccio, anni 19
GAROFALO Francesco, anni 19
GERRA Giovanni, anni 18
GIORGI Mario, anni 16
GRIPPAUDO Balilla, anni 20
LAGNA Franco, anni 17
MARINO Enrico, anni 20
MANCINI Giuseppe, anni 20
MARTINELLI Giovanni, anni 20
PANZANELLI Roberto, anni 22
PENNACCHIO Stefano, anni 18
PIELUCCI Mario, anni 17
PIO VATICCI Guido, anni 17
PIZZITUTTI Alfredo, anni 17
PORCARELLI Alvaro, anni 20
RAMPINI Vittorio, anni 19
RANDI Giuseppe, anni 18
RANDI Mario, anni 16
RASI Sergio, anni 17
SOLARI Ettore, anni 20
TAFFORELLI Bruno, anni 21
TERRANERA Italo, anni 19
UCCELLINI Pietro, anni 19
UMENA Luigi, anni 20
VILLA Carlo, anni 19
ZARELLI Aldo, anni 21
ZOLLI Franco, anni 16
Il 7 giugno 1945 Poduje viene congedato dalle truppe inglesi con il grado di capitano chiede la pensione al governo britannico, che però non verrà concessa. Dal suo Foglio Matricolare gli viene riconosciuta la qualifica di partigiano combattente. Ritornato civile, riprende gli studi a Padova, a Bari nel 1950, a Milano, con lo scopo di laurearsi e trasferirsi in Africa. Effettuerà molti esami, ma alla fine, ormai in età avanzata, rinuncerà alla laurea. Nei primi anni ’60, dopo varie visite, ottiene la pensione di “Grande Invalido” con vitalizio. Muore a Milano l’8 luglio 1999.
Tratto da un articolo di Silvio Tasselli pubblicato su “Storia & Battaglie” – aprile 2014