Nella primavera del 1918 l’Austria – Ungheria, invogliata dai successi tedeschi conseguiti sul fronte franco-inglese, si preparò a lanciare una gigantesca offensiva, nel tratto fra la Val d’Astico e il mare, per conseguire la completa disfatta militare dell’Italia.Il piano operativo del Comando Austro – Ungarico prevedeva una manovra a tenaglia con uno sforzo principale a cavallo del fiume Brenta, tendente a sfondare il fronte montano, raggiungere la pianura fra Vicenza e Castelfranco per prendere alle spalle le armate italiane schierate sul Piave, mentre la branca meridionale della tenaglia, costituita dal Gruppo di Armate dell’Isonzo, con un attacco coordinato e contemporaneo a quello montano, aveva il compito di colpire Treviso e raggiungere Padova.
Sullo scacchiere italiano, le forze austriache agli ordini del generale von Arz erano suddivise in due gruppi di armate: il Gruppo d’Armate del Tirolo al comando del feldmaresciallo Conrad, con le armate 10a e 11a sul fronte dello Stelvio – Trentino – Monte Grappa e il Gruppo d’Armate del Piave al comando del feldmaresciallo Boroevic con la 6a Armata e la 5a (o Isonzo Armée) con limite di settore il Ponte della Priula. Il piano operativo del Comando Austro – Ungarico prevedeva una manovra a tenaglia con uno sforzo principale a cavallo del fiume Brenta, tendente a sfondare il fronte montano, raggiungere la pianura fra Vicenza e Castelfranco per prendere alle spalle le armate italiane schierate sul Piave, mentre la branca meridionale della tenaglia, costituita dal Gruppo di Armate dell’Isonzo, con un attacco coordinato e contemporaneo a quello montano, aveva il compito di colpire Treviso e raggiungere Padova. Con anticipo di due giorni, era stato previsto, inoltre, un attacco al Passo del Tonale (operazione Lawine), accompagnato da azioni diversive nelle Giudicarie e in Val Lagarina allo scopo di attirare le forze italiane in quel settore del fronte. Ma l’antagonismo esistente fra il Conrad e il Boroevic, due grandi comandanti, ciascuno dei quali voleva avere l’onore di decidere le sorti della battaglia, lo trasformò in due offensive condotte con forze pressoché equivalenti e quindi incapaci di raggiungere il successo sperato.
Le forze italiane contrapposte alle quattro armate austro-ungariche erano cosi ripartite: la 7a Armata schierata dallo Stelvio al Garda, la 1a Armata dal Garda alla Val d’Astico, di fronte alla 11a Armata la 6a Armata (tenente generale Luca Montuori) dalla Val d’Astico alla Valle del Brenta e la 4a Armata (tenente generale Gaetano Giardino) dalla Valle del Brenta a Pederobba, per un complesso di 33 divisioni. Di fronte alle armate del generale Boroevic erano schierate l’8a Armata (tenente generale Giuseppe Pennella) da Pederobba a Palazzòn forte di quattro divisioni ed infine la 3a Armata (S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia) da Palazzòn al mare con sette divisioni. Facevano parte della 6a Armata (costituita da dieci divisioni) schierata sull’Altopiano di Asiago tre divisioni inglesi e due francesi .
Alle ore tre di notte del 15 giugno iniziavano le due operazioni “Radetzky” sull’Altopiano di Asiago e sul Monte Grappa e “Albrecht” contro il Montello e il Basso Piave con un breve ma potentissimo fuoco di artiglieria con l’impiego anche di granate a gas. L’artiglieria italiana, aprì immediatamente il fuoco di contro preparazione, anticipando in alcuni settori del fronte il fuoco nemico, provocando sensibili perdite nel dispositivo di attacco avversario, ai pontoni di barche montati sul Piave e sui centri di comando. Il morale delle fanterie avversarie fu scosso in modo tangibile al punto da incidere in maniera determinante sullo sviluppo dell’intera offensiva. Sull’Altopiano dei Sette Comuni e sul Monte Grappa, dopo aspri combattimenti e alcune cessioni di terreno, le truppe del generale Conrad vennero arrestate. Epica fu la difesa del Grappa che impedì al nemico di irrompere verso Treviso-Vicenza. In pianura, lungo il Piave, gli austro-ungarici riuscirono a costruire una robusta testa di ponte sul Montello. Facendo largo uso di artiglieria e cortine nebbiogene tre divisioni d’assalto (la 17a e 31a Divisione e la 13a Schützen) al comando del generale Ludwig Goiginger superarono il Piave a Falzé e conquistarono un’ampia testa di ponte sul Montello sino a raggiungere Casa Faveri a nord e fino a Giavera a sud, ma la pronta e decisa reazione delle nostre Divisioni 47a, 48a, 50a, 57a e 60a, dopo violentissimi contrattacchi, il 22 giugno, costrinsero gli austriaci a ritirarsi dal Montello e ripassare il Piave sotto l’incessante fuoco delle nostre artiglierie.
Medaglia d’Oro al Valor Militare concess alla Bandiera dell’Arma di Artiglieria
“Sempre ed ovunque, con abnegazione prodigò il suo valore, la sua perizia, il suo sangue, agevolando alla Fanteria, in meravigliosa gara di eroismi, il travagliato cammino della Vittoria per la grandezza della Patria. 1915 – 1918”