Dal 31 maggio al 30 luglio 2014 in Roma, Complesso del Vittoriano, si è tenuta una mostra sulla 1° GUERRA MONDIALE 1914-1918
L’esposizione racconta con materiali e fonti, accompagnati da ricostruzioni scenografiche, tabelloni didascalici e proiezioni video, la Grande Guerra: documenti, foto ingiallite dal tempo, molte con la scritta censura per nascondere l’atrocità della guerra; tabelloni di Propaganda; strumenti musicali in una bacheca dal titolo Sentire la Guerra, e infine lo stupendo servizio fotografico di Luca Campigotto che chiude l’esposizione con i Teatri di guerra: gallerie e fortini che lasciano stupiti e attoniti i visitatori per lo straordinario connubio tra la bellezza della natura e l’opera d’ingegno dei nostri soldati.
E tra i soldati Vincenzo Rabito (cl. ’99) la cui vita intensamente ed avventurosamente vissuta è raccontata in un diario e fa la storia.
Vincenzo Rabito, siciliano, “inalfabeto”, parte per le trincee, combatte con impegno, critica, vede morire i migliori amici, compagni d’armi, sopravvive, parte per l’Africa, vi lavora, sposa una donna “sbagliata “, ha tre figli che gli danno grandi preoccupazioni ma lo rendono anche orgoglioso perché si emancipano in una società, quella siciliana dell’epoca, ancora molto invidiosa ed attenta alle fortune degli altri.
E nel 1965, il vecchio e provato Vincenzo, utilizzando una lingua tutta sua, non siciliano, non italiano, ma fusione tra di esse, impiegando senza un apparente nostro criterio i segni di interpunzione, si chiude in casa dalla quale non uscirà fino al 1971. Sei anni per scrivere, con una vecchia Olivetti, oltre mille pagine su carta velina, nessuno spazio ai margini, una riga sotto l’altra per lasciare un diario dettagliato, completo ed a dire emozionante e’ poco. E ci fa vivere un lungo periodo, come se fossimo li’ , nei posti del dolore come della poca serenità riservatagli dal destino. E’ la vita dei nostri nonni, quella dei nostri genitori, appena toccata quella nostra di ieri, che rivive e ci lancia, con lui, sui teatri di guerra, come nelle aride distese desertiche dell’Africa delle Colonie, come in una Sicilia condizionata da mille problematiche sociali , e condizionante.
Nel 1971 interrompe la sua fatica. Lascerà questo mondo nel 1981.
Il suo dattiloscritto , consegnato a dei curatori che ne apprezzano la originalità narrativa , la valenza storica, la mano sicura nel descrivere complesse situazioni sociologiche anche dei periodi successivi alla fine della Grande Guerra, viene da essi “ripulito” senza nessuna modifica sostanziale. E diventa un volume ” “Terra matta”, edito da Einaudi.
E’ una cronaca leggera ed entusiasmante che si ” consuma ” rapidamente e che da’ tanto in termini di conoscenza di quel Periodo tragico, fatto di eroismo, morte, errori di valutazione , amicizia, solidarietà , egoismo. E’ rappresentato, con disarmante capacità narrativa, l’Uomo in tutte le sue declinazioni. E’ uno straordinario capolavoro di un piccolo, grande figlio del Sud, inserito nella dura realtà di oltre cinquanta anni di vita della nostra Patria.
Tra i visitatori della mostra la Dott.ssa Anna Maria Menotti, Segretario Generale dell’Istituto.