SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL 1952 – TESSERA N° 35
A Milano, la lotta contro l’occupazione tedesca e il risorto fascismo repubblicano è caratterizzata fin dagli inizi dal parallelo sviluppo della guerriglia, condotta dai Gruppi di azione patriottica (GAP), e delle lotte politico-rivendicative di fabbrica che sfociano nello sciopero generale del 13-18 dicembre 1943 e raggiungono il culmine con quello del 1° marzo 1944.
Lo sviluppo della lotta evidenzia in breve tempo la centralità di Milano nella guerra di liberazione nazionale. La posizione geografica, la presenza in città dei principali organismi politici e militari clandestini, l’importanza del ruolo sempre più assunto nei rapporti avviati con gli alleati, con il CLN centrale di Roma e verso l’intero movimento resistenziale, inducono il CLN romano a conferire a quello milanese i poteri di governo straordinario del Nord (fine gennaio 1944). Nasce il Comitato di Liberazione nazionale dell’Alta Italia (CLNAI), e nel giugno 1944 anche il Comitato militare paritetico, creato dal CLN milanese nel settembre 1943 con il compito di suscitare, organizzare e alimentare la lotta armata, si trasforma nel Comando generale del Corpo volontari della libertà, l’organo unitario di coordinamento e direzione delle formazioni partigiane di diverso colore politico.
Le speranze di una rapida conclusione del conflitto, suscitate dalla favorevole congiuntura politico-militare apertasi con la ripresa dell’offensiva alleata su tutti i fronti, la liberazione di Roma e la costituzione del governo Bonomi di unità nazionale, imprimono una accelerazione alla lotta. All’aggressività dei GAP e delle SAP si aggiunge ora quella delle squadre armate organizzate da azionisti, repubblicani e socialisti, mentre i liberali sono impegnati principalmente nella raccolta di informazioni militari e i cattolici nella tessitura di una preziosa rete assistenziale. Il 18 agosto 1944 nasce il Comando piazza di Milano del CVL, l’organismo paritetico di direzione della guerriglia a livello provinciale.
Il periodo più critico per il partigianato di montagna si registra dal novembre 1944 al gennaio 1945 con una ondata incessante di sanguinosi rastrellamenti che ne mettono a dura prova le possibilità di sopravvivenza, mentre in città la popolazione è fiaccata dalla fame e dal freddo, e il drastico calo della produzione per mancanza di materie prime e combustibile svuota di ogni potere contrattuale le lotte di fabbrica. Un tentativo di sciopero generale contro una settimana di serrata padronale è duramente stroncato dalla polizia di sicurezza germanica che il 23 novembre 1944, alla sola Pirelli, arresta 183 operai, 167 dei quali saranno deportati.
La ripresa del movimento partigiano comincia a profilarsi il 1 gennaio 1945 con un’azione combinata in quattro cinema e giunge a compimento la sera del 26 febbraio con 20 attacchi portati simultaneamente contro altrettante sedi e caserme.
Con il marzo 1945 l’incremento dell’attività più propriamente militare è accompagnato da un parallelo e più sistematico intervento indirizzato alla difesa degli scioperi e alla propaganda nelle fabbriche, dove gli operai concorrono ad ingrossare le forze sappiste permettendo così la costituzione di nuove brigate.
L’insurrezione milanese prende l’abbrivio il 24 aprile a Niguarda, accesa da uno scontro armato tra garibaldini e repubblichini.. Gli unici combattimenti di una certa entità si registrano attorno alla Innocenti (Lambrate), alla fabbrica OM (zona Vigentina) e alla Breda (viale Sarca). Gli ultimi cecchini saranno snidati il 28 aprile, mentre gli ultimi capisaldi tedeschi cederanno le armi all’arrivo delle brigate partigiane provenienti dall’Oltrepo e dalla Valsesia, o degli americani.
Il pomeriggio del 28 aprile, in una piazza del Duomo gremita di folla, il leggendario comandante Cino Moscatelli e altri dirigenti partigiani tengono il primo libero comizio dopo più di vent’anni di dittatura.
Il 6 maggio 1945, precedute dai membri del Comando generale del CVL, alcune decine di migliaia di partigiani milanesi, della provincia e delle formazioni montane concludono la loro epopea sfilando per Milano fino in piazza del Cannone dove, davanti alle autorità militari alleate e ai rappresentanti civili dei nuovi poteri democratici, un plotone americano rende gli onori militari alla bandiera del CVL.
Secondo calcoli effettuati dal Comando piazza in epoca immediatamente postinsurrezionale – non riscontrabili con altra fonte e sicuramente inferiori al numero reale -, 515 partigiani sono caduti a Milano dal settembre 1943 alla liberazione, 541 sono risultati dispersi e 383 sono stati feriti. Manca a tutt’oggi il censimento dei caduti insurrezionali. Una stima incompleta, ricavata dai registri dell’obitorio, ne denuncia almeno settantacinque.
Il 15 marzo 1948 alla Città di Milano venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
Nelle epiche “Cinque Giornate”, insorgendo e scacciando dalle sue mura un esercito potentemente armato, dimostrò quanto valga contro la tirannide l’impeto popolare sorretto da sete inestinguibile di giustizia, di libertà, di indipendenza. Presente con i suoi martiri ed i suoi eroi nelle congiure mazziniane e nelle battaglie del primo Risorgimento, negli anni dal 1943 al 1945, pur mutilata ed insanguinata dalle offese belliche, oppose allo spietato nemico di ogni tempo, la fierezza e lo slancio di un’implacabile lotta partigiana, nella quale fu prodiga del sangue dei suoi figli migliori, e lo travolse infine nell’insurrezione vittoriosa del 25 aprile 1945. Mirabile esempio di virtù civiche e guerriere che la Repubblica onora. 18 – 22 marzo 1848 – 6 febbraio 1853 – 9 settembre 1943 – 25 aprile 1945.