TARANTINI RAFFAELE
Capitano di cpl. di fanteria – X battaglione eritreo
Già allievo del Collegio Mil. della Nunziatella di Napoli, era iscritto al primo anno della facoltà d’ingegneria al Politecnico di Napoli, quando, per la guerra italo-austriaca, venne chiamato alle armi e nominato sottotenente della M.T. nel giugno 1915 fu assegnato a domanda all’89° rgt. fant. mobilitato. Nell’agosto 1917, dopo aver frequentato un corso di pilotaggio nel Campo di S. Giusto, passava col grado di tenente nella 9ª squadriglia Ca. da bombardamento e nell’ottobre alla 4ª squadriglia assumendone il comando col grado di capitano. Dopo un periodo trascorso alla scuola della Malpensa nella 182ª squadriglia, assumeva il comando, nel luglio 1918, della 6ª squadriglia Ca. Congedato alla fine del 1919, riprendeva gli studi interrotti conseguendo la laurea in ingegneria nel 1920. Si dedicava in seguito all’attività professionale fino al 1923 quando, costituitosi il Corpo del Genio Aeronautico, veniva nominato capitano in s.p.e. nella R. Aeronautica. Nel giugno 1924 veniva assegnato al 7° stormo da bombardamento e nell’agosto alla Direzione Superiore del Genio e Costruzioni Aeronautiche, provvedendo alla organizzazione di quasi tutti i campi d’aviazione esistenti allora in Italia. Si dimetteva dal servizio attivo per assumere Ia direzione delle Aviolinee Italiane ed altri importanti incarichi. Nel 1935, scoppiata la guerra in A.O., chiese di parteciparvi e riammesso nei ruoli dell’Esercito veniva richiamato in servizio col grado di capitano. Nell’ottobre partiva per l’Eritrea ove assumeva il comando della 3ª cp. del X btg. della 2ª Divisione eritrea. Il 31 marzo 1936 decedeva all’ospedaletto da campo di Passo Dubar in seguito alle gravi ferite riportate nel combattimento di Passo Mecan.
“Valoroso ufficiale, cinque volte decorato, volontario in A.O., comandante di compagnia eritrei posta a difesa di una posizione particolarmente delicata e difficile, durante dodici ore di aspra lotta riusciva a contenere con la sua energia e con la sua fermezza l’urto delle soverchianti forze avversarie. Nel momento più tragico quando il nemico incalzante sembrava stesse per travolgere la linea, in piedi, al centro della posizione, gridava ai suoi ascari: «Qui si muore tutti, ma non si cede un palmo». Il suo eroico contegno rinvigoriva le energie dei dipendenti e destava in essi così vivo entusiasmo da provocare un fulmineo decisivo contrattacco. Gravemente ferito non volle abbandonare il suo posto, se non al termine dell’azione. Decedeva durante il trasporto all’ospedale da campo, dopo aver manifestato tutta la sua gioia per la vittoria conseguita. Fulgida figura di eroe, esempio delle più elette virtù militari.” – Passo Mecan, 31 marzo 1936.
Altre decorazioni: M.A. (M. Merzli, dic. 1915); M.A. (M, Merzli dic. 1915); M.B. (Asiago, 1916; M.A (Cielo Carso-Trentino, 1917-1918); M.A. (Cielo di Vittorio Veneto, 1918).
FOWST ROMOLO
Centurione, 1° reggimento fanteria «Frecce Nere»
La famiglia originaria della Calabria ebbe nobili tradizioni patriottiche. Il nonno paterno subì persecuzioni dal Governo borbonico ed il nonno materno, ufficiale nelle camicie rosse di Garibaldi, fu ferito ad Aspromonte nel 1882. Conseguita la licenza nell’Istituto tecnico di Reggio Calabria, si arruolò volontario in cavalleria nel 1912 assegnato al «Reggimento Cavalleggeri di Roma (20°)» col quale partecipò alla prima guerra mondiale. Nel sett. 1916 a Monfalcone rimase ferito. Rientrato al rgt., fu ammesso al corso per all. uff. mitr. nel luglio 1917 e due mesi dopo ottenne Ia nomina ad ufficiale e la destinazione al «Reggimento Cavalleggeri di Monferrato (13°)» in zona di operazioni. Nel giugno 1918 ebbe la promozione a ten. Ritornato alla vita civile svolse attività industriale a Forlì. Richiamato a domanda in servizio col grado di capitano nel «Reggimento Lancieri Vittorio Emanuele II» nel dic. 1935, fu congedato nell’anno successivo. Passato a disposizione del comando Generale della Milizia, col grado di centurione, fu inviato in missione speciale oltremare e venne assegnato nell’agosto del 1937 al comando della 2ª comp. del 1° rgt. «Frecce Nere».
“Combattente della grande guerra, ferito e decorato al valore, accorreva volontario in terra di Spagna per il trionfo degli ideali fascisti. ln ogni contingenza ardito e capace, fu esempio ai propri dipendenti per attaccamento al dovere e sprezzo del pericolo. Comandante di una compagnia fucilieri, per sventare un contrattacco nemico delineatosi in forze, non esitava a portarsi alla testa del plotone di rincalzo e con esso si slanciava arditamente contro il nemico riuscendo a metterlo in fuga. Nell’atto ardimentoso, colpito da raffiche di mitragliatrici, incontrava morte eroica concludendo così come l’aveva vissuta tutta una vita dedita alla Patria e al Fascismo.” – Settore di Valjunquera, 26 marzo 1938.
Altre decorazioni: M.A. (Monfalcone, 1916)